L’Italia a tutto gas, che non ci porta lontano

A tutto gas, come non mai. Ma non si tratta né della ripresa economica né di una gradita accelerazione. Si tratta semplicemente della nostra ormai antica prerogativa: siamo il paese che più in Europa ricorre al metano per soddisfare i propri bisogni energetici. E siamo il paese che continua a far segnare i record di importazione di fonti altrui. Un vistoso squilibrio. Che potremmo peraltro trasformare una virtù, se davvero riuscissimo (come prometteva il Governo Monti e ri-promette il Governo Letta) a trasformare la nostra penisola in un hub continentale del gas al servizio dell’Europa con lucrosi affari per noi.

 


Siamo (saremmo) messi bene geograficamente per la bisogna. Siamo (saremmo) favoriti dai progetti dei nuovi gasdotti internazionali che ci lambiscono e addirittura vorrebbero passare da noi. Ma manchiamo, come noto, di capacità di governo. Non riusciamo a programmare. Non siamo in grado di fornire ai partner europei attendibilità, certezza delle regole, visione a lungo termine. No al nucleare, paura del carbone che usiamo con parsimonia, anche qui da record. Rinnovabili che avanzano allegramente ma che allo stato attuale della tecnologia e delle reti vanno bilanciate con molta energia tradizionale. E intanto in questi giorni tremiamo di nuovo. Per possibile mancanza di metano. Si parlava di bolla del gas determinata dal calo dei nostri consumi per colpa della perdurante congiuntura negativa. E invece ecco uno scenario a noi non sconosciuto: le importazioni di metano libico sono bloccate, i grandi tubi russi passano dall’Ucraina che litiga con Mosca sui prezzi, quantità e regole: promette che non bloccherà il gas destinate all’Europa e all’Italia, ma negli scorsi anni ha fatto lo stesso e i problemi non sono mancati. Le nostre istituzioni rassicurano: d’inverno non avremo problemi. Ma lo scenario, quello vero, induce qualche tremore. Non di freddo, si spera.

 

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