Nucleare, il raddoppio dell’Authority

Ritardataria ma forse addirittura raddoppiata. Sulla neonata (anzi, ancora nascente) Autorità per la sicurezza nucleare incombe la sindrome del decentramento. O per meglio dire (le altre Authority insegnano) dello sdoppiamento. A Roma, in ogni caso, corposi mega-uffici. Che si stanno individuando in queste ore. In giro per l’Italia eventualmente la replica, anche nei costi. A carico della già stra-onerosa elettricità italiana. Che il nucleare vorrebbe invece calmierare almeno un po’.

Veloci come l’atomo, si fa per dire. Il neo-presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare vorrebbe correre svelto, nonostante l’età. L’agenzia arriva con un anno e passa di ritardo rispetto alla tabella di marcia  (clicca qui). Piccolo premio di consolazione: finora si sono spesi pochi spiccioli, anche perché nei meandri delle manovre di bilancio di soldi, per ora, ne sono saltati fuori pochi. Ma il “rimedio, si fa per dire, è in arrivo.

La sede dell’Agenzia? A Stefano Saglia, il sottosegretario lo sviluppo che tanto s’è adoperato per dare un minimo di coerenza al piano governativo per il rinascimento nucleare, sembrerebbe logico piazzare l’Agenzia direttamente nella capitale, viste le forti connotazioni istituzionali e la necessaria vicinanza anche logistica con il metabolismo dei ministeri e della politica. Ma in tempi di devolution, di federalismo, e di  lobby politico-territoriali decisamente scatenate, la stessa legge istitutiva dell’authority ha lasciato libero il campo delle soluzioni più diverse: Roma, o meglio Milano, Genova. Trieste, Venezia. Tutto ancora da decidere. A costo di aggiungere ritardo a ritardo.

L’illustre oncologo Umberto Veronesi non è ancora formalmente sulla sella di presidente. Fa, bontà sua, riunioni informali. Il nuovo collegio è al completo (è appena giunto il via libera delle commissioni parlamentari sia a Veronesi che ai commissari Maurizio Cumo, Marco Ricotti, Stefano Dambruoso e Stefano Laporta), ma ieri mancava ancora la firma di Giorgio Napolitano. Necessaria per i primi veri adempimenti operativi dell’agenzia, a partire dalla scelta della sede.

Veronesi morde il freno e vuole avvantaggiarsi. E’ convinto (non solo lui) che qualunque sia la sede scelta Roma dovrà comunque avere un solido avamposto operativo. Abbastanza solido da ospitare, alla bisogna ma anche tutti i giorni, le strutture vitali dell’agenzia e relativo materiale (e uomini) di supporto. Un avamposto necessariamente grande, costoso.

L’esperienza insegna. È già successo per l’autorità per l’energia, che ha la sua sede ufficiale a Milano, o quella delle comunicazioni, napoletanta. I loro uffici romani, a ben guardare, equivalgono a una authority intera. Come dimensioni, articolazione e, naturalmente, costi. Che si coprono con un prelievo, ulteriore, imposto agli operatori. Energetici, nel nostro caso. I quali non potranno far altro (di sicuro lo faranno) che rivalersi a loro volta sulle bollette dei loro clienti. Cioè noi.

Bene, anzi malissimo. Nell’attesa che si definisca la magione ufficiale ci si porta avanti. E si sceglie la sede romana. Come dire: a “ prescindere”. Ed ecco, in queste ore, la stretta sulla locazione, necessariamente prestigiosa. Tant’è che la short list ha prodotto due possibili soluzioni: gli ex uffici dell’Ipi (uno dei pochi enti miracolosamente sciolti) a Viale Pilsudski (ai Parioli). Alternativa: l’ala decentrata del ministero dello Sviluppo economico ora piazzata in Via Sallustiana, che però Paolo Romani non vorrebbe mollare se non in cambio di spazi sostitutivi altrettanto prestigiosi.

Al nuovo stato maggiore dell’Authority va bene la sede dei Parioli o anche quell’altra. Nulla di meno. “A prescindere”, appunto.

Bene così, se la sede ufficiale dell’Authority sarà Roma. Bene così, se sarà altrove. Le strutture romane si chiameranno “sede”, o “sede di rappresentanza” o magari avamposto. Ma nulla, nell’architettura, nelle dotazioni e nei costi di quella singola sede, cambierà. Una sede o due sedi: la differenza è tutta qua. Costi unificati o costi, in pratica, raddoppiati. E in questo caso atomici, di sicuro.

 

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