Se il metano (Algerino) non ci dà più una mano

L'Italia che va tutto gas è evidentemente destinata ad avere i suoi tremori, ogni inverno. L'ultimo in ordine di tempo ce lo riserva in queste ore l'Algeria, preda di crescenti instabilità interna che si ripercuotono anche sulla gestione delle infrastrutture. Si stanno riducendo di 10 milioni di metri cubi al giorno le importazioni di gas dal paese che garantisce circa un terzo delle nostre forniture metanifere. Nulla di preoccupante, in teoria.


 Si tratta di un taglio di circa il 15% delle forniture dal paese nordafricano, più che compensabili vista la possibilità di incrementare le importazioni dalle altre tratte, soprattutto dalla Russia. Uno scenario di relativa tranquillità dovuto però, ad un esame più attento, alla perdurante crisi economica che deprime i consumi e decongestiona i possibili problemi nei flussi di importazione.

Sarà bene tenerne conto qualora, come auspicabile, si riuscisse davvero superare la crisi e tutti gli indicatori che contribuiscono ad innalzare i consumi di energia dovessero riprendere a tirare. Non ci dimentichiamo che in Italia soffriamo di una molteplicità di fattori di rischio energetici che riguardano in maniera preponderante proprio il gas. Viviamo nel paese che in proporzione ricorre al metano più di ogni altro in Europa. Quello che più dipende dall'importo dall'estero. Quello che meno sta sfruttando le risorse nazionali che invece avrebbe. Quello che in tutto ciò rimane ancorato alla dipendenza dall'import di gas da pochi paesi con un numero relativamente ridotto di infrastrutture.

Rispetto a quest’ultimo fattore vale la pena di ricordare la nostra incapacità di dare seguito alla condizione minima per svincolarci da queste rigidità: la realizzazione di almeno altri due rigassificatori di metano liquefatto da importare via nave da paesi che possono rappresentare un'alternativa rispetto ai nostri attuali fornitori.

Fa sapere Snam che ieri sono stati importati in Italia 202,4 milioni di metri cubi di gas, di cui 74,2 milioni proprio dall'Algeria attraverso la Tunisia con il gasdotto che approda a Mazara del Vallo,  89,3 milioni dalla Russia attraverso l'Austria (Tarvisio), 7,1 milioni dal Nord Europa attraverso la Svizzera (Passo Gries) e 13,9 milioni dalla Libia (Gela).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *