E se la rete elettrica si comportasse con tutta l’intelligenza del nostro minuscolo ma intelligentissimo modem-router che usiamo in casa per Internet? I black out sarebbero neutralizzati in partenza, i consumi asciugati e canalizzati dove e quando ci conviene di più, con risparmi di almeno il 10% sulla nostra bolletta. E un enorme beneficio per tutto il sistema elettrico nazionale e quindi per il paese. Che oltretutto potrebbe garantire affari d’oro per le industrie italiane del settore. Ottime industrie. All’avanguardia. Anche perché, come sanno bene gli esperti, nelle cosiddette “smart grid” l’Italia è messa bene: nei contatori digitali piazzati direttamente nelle case, primo indispensabile strato tecnologico delle smart grid, siamo i più avanzati al mondo. Affari per tutti, davvero. Ecco qui si seguito la versione estesa dell’articolo pubblicato il 24 maggio sul Sole 24 Ore.
ROMA - Dall’"Elettra" di Guglielmo Marconi a Internet, l’universo multiforme e poderoso delle telecomunicazioni. E se facessimo lo stesso con l’elettricità? Sorpresa (ma non per gli esperti): la nuova frontiera della corrente si chiama smart grid. Reti intelligenti, da costruire su un modello simile a quello di Internet, dove la bidirezionalità, lo scambio, i percorsi automatici di riserva, la massima razionalità nei transiti e nei flussi, saranno le caratteristiche fondanti. Ecco che entro la fine di giugno l’Italia dovrà presentare alla Comunità europea il cosiddetto secondo piano di azione per l’efficienza energetica. E saranno proprio le smart grid a trainarci verso l’obiettivo (che per noi è un obligo messo nero su bianco) di migliorare l’efficienza energetica del 20% entro il 2020.
Primo impegno: mettere ordine e possibilmente irrobustire il quadro di incentivi abbozzati per questa sfida dal Ministero dello Sviluppo e dall’Autorità per l’energia.
I grandi protagonisti industriali sono al lavoro. L’Enel, il nostro ex monopolista elettrico, sembra messo decisamente bene. E’ suo il record mondiale nella realizzazione e istallazione qui da noi dei contatori digitali, primo indispensabile nucleo tecnologico delle reti elettriche intelligenti perché consentono una marea di cose essenziali: dalle tariffe differenziate per fasce orarie e tipologia, alle forniture di corrente personalizzate. Oltre, naturalmente, ad un’integrazione teoricamente perfetta con le reti di telecomunicazione, che potranno sviluppare con i servizi elettrici chissà quali sinergie.
Ben motivata (nonché dotata) è Anie-Confindustria, l’associazione delle imprese del settore. Pronte a realizzare e sperimentare. Forti, sembrerebbe, di una buona disponibilità delle istituzioni. Ma mentre grandi città industriali come Genova e Torino si sono candidati a far da laboratorio l’Enel pensa (e forse fa bene) di lanciare la sfida in un terreno non a caso difficile: per la sua sperimentazione sul campo vorrebbe scegliere Bari, che ha una rete elettrica piuttosto arretrata, visto che è piazzata in un territorio dove i flussi di energia sono particolarmente critici anche perché fioriscono come funghi quegli impianti ad energia rinnovabile che tanti problemi di intermittenza e di scarsa programmabilità impongono alla rete.
E che dire dell’idea, suggestiva, lanciata da Antonio De Bellis, consigliere delegato dell’Anie. Si potrebbe scegliere un’isola, una delle meravigliose isole italiane, ad esempio Capri, e farne – propone De Bellis – un campus integrato all’insegna della smart grid: mobilità elettrica usando i mezzi alimentati a batteria anche come accumulatori che possono ricevere o anche mettere in rete l’energia nei momenti più opportuni, e poi il telecontrollo diffuso. All’insegna di quel modello pienamente bidirezionale e mutualistico che rappresenta già la successiva evoluzione delle reti intelligenti. Il tutto con il graditissimo arrembaggio i pannelli solari, energia eolica, turbine che captano le correnti marine, sistemi di accumulazione avanzati. I migliori imprenditori devono esibire dei sogni, specie se questi si possono realizzare.
Problemi di percorso? «Gli investimenti dovrebbero essere ingenti, e qualcuno dovrà facilitarli su più fronti, anche dedicandoli direttamente ai cittadini per l’autoproduzione di energia» afferma De Bellis riferendosi naturalmente alle istituzioni. Favorire un’isola più di quanto in quel momento si fa con il resto della nazione? L’Anie non si nasconde le difficoltà e le obiezioni giuridiche e regolamentari. «Ma una soluzione potrebbe essere trovata direttamente con l’Autorità per l’energia, che potrebbe studiare delle delibere ad hoc, ben giustificate dai risultati che si vogliono ottenere» osserva per l’Anie l’avvocato Maria Antonietta Portaluri.
Un obbligo, a ben vedere. Perché l’avanzata delle energie rinnovabili, della generazione distribuita, dell’auto elettrica, impongono e allo stesso tempo forniscono una poderosa opportunità alla rete elettrica di diventare appunto intelligente.
Il primo richiamo, più prosaicamente, è al beneficio economico a valle, per il cittadino. L’Anie valuta in almeno il 10% il possibile risparmio di ciò che consumiamo a casa, facendo esattamente le stesse cose. Maggiore efficienza e non rinunce. Di più: il salto di efficienza della rete non ci garantisce solo risparmi netti, ma anche una sicurezza ben maggiore del sistema.
L’esempio ce lo fanno gli studiosi di EnergyLab, che domani a Roma presenteranno una ricerca che sintetizza il loro pensiero: se 10 anni fa avessimo già avuto in Italia una buona infrastruttura di smart grid il black-out nazionale del settembre 2003 non ci sarebbe stato. O meglio, sarebbe stato neutralizzato all’origine. Perché l’improvvisa interruzione dell’import elettrico notturno causato dal crollo di un pilone alla frontiera tra Italia e Svizzera sarebbe stato istantaneamente e automaticamente fronteggiato da un "routing" della nostra elettricità nazionale molto simile a quello che accade in un "modem-router" Internet come quello che governa le nostre comunicazioni telematiche di casa. Esempio assai calzante di quella che in pratica potrebbe essere una buona smart grid.
Quanto ai denari da dedicare alla sfida bando ai timori, esortano i migliori analisti. Che sottolineano il poderoso effetto moltiplicatore nella resa degli investimenti sulle smart grid. Considerando la riduzione delle emissioni di anidride carbonica che può essere ottenuta grazie alla maggiore efficienza del sistema, i risparmi netti di elettricità, gli incrementi di sicurezza e tutte le ricadute industriali, si valuta che l’investimento complessivo nel settore possa generare un ritorno economico finanziario perlomeno doppio.
Ma in realtà le ricadute positive possono andare ben oltre, se consideriamo la possibile creazione indotta di 2 milioni di posti di lavoro ipotizzati dall’Anie, che volta in oltre 20 miliardi di euro il volume d’affari che potrebbe essere generato dalle imprese associate grazie ad un buon impulso delle smart grid. Con un potenziale di nuovi occupati che solo per loro potrebbe superare le 150 mila unità.