La morte del nucleare ha gli occhi a mandorla

E il colpo più duro, forse definitivo, per l'energia nucleare. O, almeno, per il nucleare di oggi. In attesa dell'ancora indefinita (nei tempi e nei modi) quarta generazione. Il Giappone, il paese al mondo che più ha bisogno dell'energia dall’atomo, ha deciso ufficialmente di rinunciarci. Magari con la dovuta progressione: gli impianti chiuderanno uno ad uno e l'operazione verrà completata entro i prossimi 30 anni. Si comincerà con il blocco alla costruzione di nuovi reattori. Intanto si smantelleranno quelli che hanno più di quarant'anni di vita. E comunque, dopo il blocco precauzionale di tutti gli impianti, verranno riavviati solo quelli che avranno superato i più rigorosi test di sicurezza internazionali. Lo ha appena deciso il Governo guidato da Yoshohiko Noda.


Scelta dolorosissima per il Giappone. Più di quanto lo sia quella formalizzata dagli altri paesi che hanno scelto di rinunciare (ma lo faranno davvero?) all'atomo, come Svizzera e Germania. Perché il Giappone è il paese che più dipende al mondo dall'import strutturale e inevitabile di  quelle materie prime che ne hanno fatto il paese leader nella trasformazione in prodotti ad alto contenuto tecnologico. Tutta l'energia, laggiù,  dipende da quel che si importa.

Il Giappone è, o per meglio dire era, il terzo paese al mondo per numero di reattori in funzione: 54, prima che il disastro innescato dal terremoto ne distruggesse irrimediabilmente quattro. E l'atomo contribuisce, o meglio contribuiva, ad un terzo dell'intero fabbisogno energetico del paese. Un dramma rinunciarci. Un dramma ancora maggiore, evidentemente, continuare così. Perché la catastrofe di Fukushima non può considerarsi superata. O meglio, si sta superando alla maniera giapponese: grande presa di coscienza per gli errori fatti nella progettazione di quella centrale e soprattutto nella gestione delle conseguenze provocate dallo tsunami. Ma a tranquillizzare sia il governo e la popolazione il suo levante ciò evidentemente non basta. Tokyo annuncia e promette che punterà d'ora in poi sulle rinnovabili. Un nuovo poderoso sistema di incentivazione per il fotovoltaico, non solo nelle installazioni ma anche nella ricerca e nello sviluppo delle relative tecnologie, è stato appena introdotto. E anche l’eolico ha la sua cospicua parte, con un primo piano decennale concordato con le industrie del settore per far nascere impianti off-shore per almeno 300 megawatt..

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