Nucleare: la quarta generazione parla (un po’) italiano. In Romania il nostro avamposto della ricerca

Il tentativo di riscossa dell’energia nucleare europea parla un po’ rumeno e un po’ italiano. Certo, la missione è difficile. Sui destini dell’energia atomica pesano solo le comprensibili paure. Pesano (forse l’ostacolo più impervio è proprio questo) i nuovi sovracosti delle certificazioni di sicurezza e dell’obbligo normativo, in passato un po’ blando, di accantonare sin dall’inizio i fondi per lo smaltimento delle scorie e la bonifica finale dei luoghi. Si sta comunque aprendo, proprio nel vecchio continente, una finestra sul futuro. Tricolore. È stato infatti firmato Bucarest dinanzi al ministro rumeno per l’energia, Costantin Nita, l’atto costitutivo del consorzio FALCON ( Fostering ALfred CONstruction).


Protagonisti: l’amministratore delegato della nostra Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, il presidente-commissario dell’Enea, Giovanni Lelli, e il capo dell’Istituto di ricerca rumeno per i nucleare, Constantin Paunoiu. In Romania si costruirà Alfred, un reattore nucleare dimostrativo di quarta generazione raffreddato a piombo liquido. Una tecnologia – testimoniano gli esperti mondiali – che vede in prima fila la ricerca italiana. Via al progetto. I primi denari li metteranno il governo rumeno ma anche l’Unione Europea. Si procederà un tandem di ricerca e di sperimentazione sui materiali e sulle soluzioni, e l’italia farà santire la sua voce sin dalle prime battute: spetterà al Centro Ricerche Enea del Brasimone il compito di qualificare i primi componenti critici.

 Alfred non nasce da zero, e promette molto. La tecnologia del raffreddamento al piombo dovrebbe ben conciliarsi con la nuova frontiera della sicurezza intrinseca dei reattori nucleari anche in caso di eventi estremi. E i primi disegni progettuali hanno già preso forma nell'ambito del 7° Programma Quadro di ricerca Euratom.

Il consorzio appena battezzato in Romania è aperto alla partecipazione di tutti i partner europei che dimostreranno volontà e capacità. Numerose, viene sottolineato in un comunicato, le manifestazioni di interesse già espresse. Un buon viatico per soddisfare non solo la dotazione scientifica ma anche le necessità finanziarie del progetto. Che comunque potrà contare sui finanziamenti della Bei e sui fondi infrastrutturali della Ue, che privilegiano propri nuovi entranti nell’Unione, come la Romania.

La fida è suggestiva. La ricerca continua a correre (clicca qui). Ma gli ostacoli e le incognite davvero non mancano. A inciampare sui costi del nuovo nucleare è ad esempio l’Inghilterra (clicca qui).

1 comment on “Nucleare: la quarta generazione parla (un po’) italiano. In Romania il nostro avamposto della ricerca

  1. ribogp

    Secondo me è inutile girarci intorno, in un futuro più o meno lontano, l’nergia nucleare (da fissione e/o da fusione), sarà indispensabile e bisognerà convivere con qualcuno dei suoi rischi che si spera diventino sempre minori.
    Quindi, ben vengano gli studi e gli investimenti su questa tecnologia, perche le sorgenti rinnovabili caratterizzate dall’essere disponibili nel momento sbagliato e molto spesso nel posto sbagliato, fino a che non saranno sviluppati efficienti sistemi di accumulo, non potranno mai costituire sistemi di base disponibili al bisogno.

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