Un fidanzato giapponese nella rete italiana

La rete è quella elettrica, che diventerà (dovrà diventare) “intelligente”. Con promesse suggestive. Come quelle di un’automobile capace addirittura di generare energia da restituire alla nostra abitazione quando la parcheggiamo. La bella sorpresa è che nelle smart grid l’Italia è all’avanguardia. Tant’è che il colosso giapponese Nec, leader nelle batterie, si è alleata con l’Enel e vorrebbe piazzare qui da noi il suo centro di eccellenza europeo per la ricerca e lo sviluppo. E ha appena firmato un protocollo di intesa con il nostro Governo. Che promette di spianare la strada al progetto. Qui di seguito, nella versione estesa dell’articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, i particolari del progetto e le ambizioni della Nec, ma anche un punto di osservazione sulla nuova strategia energetica del Giappone dopo il disastro nucleare di Fukushima.


Pensa di emigrare in Italia, è la cosa ci fa un gran piacere, la ricerca giapponese sulle reti elettriche intelligenti. Una sorpresa, ma non troppo. Nelle smart grid siamo leader riconosciuti, soprattutto grazie alle soluzioni che ruotano intorno al contatore elettronico realizzato da Enel con Ibm. E così il colosso Nec Corporation vorrebbe piazzare proprio da noi il suo centro europeo per sviluppare le reti intelligenti partendo dai suoi sistemi di accumulo con batterie agli ioni di litio, nelle quali è a sua volta leader mondiale.

A propiziare l’operazione è una prima alleanza già stretta ad inizio anno con l’Enel, che ben si affianca alla joint industriale del nostro campione dell’elettricità con l’altro colosso giapponese, la Sharp, per la costruzione di pannelli solari nella fabbrica appena inaugurata in Sicilia.

PRIMO ESPERIMENTO

Nec sperimenterà intanto con l’Enel, all’inizio del prossimo anno, una prima "centrale" di accumulo a batteria da un megawattora. Ma vorrebbe fare di più: appunto un centro europeo di ricerca ma anche di sviluppo sul campo per i sistemi di nuova generazione e la loro integrazione con le reti. «Potrebbe nascere al Sud, terreno ideale – puntualizza il nostro sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia – per l’immagazzinamento delle quote crescenti di energia rinnovabile generata nel nostro meridione ma anche per godere dei finanziamenti pubblici che derivano dai fondi strutturali europei che in questo caso potrebbero raggiungere alcune decine di milioni di euro, ai quali la Nec peraltro non condiziona la decisione sull’operazione italiana, segno che questa ha comunque una sua valenza strategica» chiarisce il sottosegretario, protagonista dell’operazione sul versante delle nostre istituzioni.

E’ stato Saglia a firmare, a nome del Governo, il protocollo di intesa sul centro italiano di ricerca con vertici mondiali della Nec, arrivati per l’occasione qui a Roma. Fiduciosi – rimarca il presidente di Nec, Nobuhiro Endo – delle «ottime prospettive di collaborazione tra due eccellenze in grado di produrre grandi sinergie».

In gioco – ci ricorda Endo – c’è la corsa alla leadership nei sistemi elettrici del futuro: l’integrazione tra produzione tradizionale e generazione distribuita, la gestione "intelligente" delle energie rinnovabili, con il loro fascino ma anche con le complicazioni legate alla discontinuità e alla scarsa programmabilità. In nome del matrimonio tra energia e telecomunicazioni.

GARANZIE ITALIANE

«Tutto ci fa pensare che il centro di ricerca europeo si possa fare qui da voi» insiste Endo. Che apprezza le promesse e le garanzie già sfoderate dal nostro ministero dello Sviluppo: Invitalia fornirà a Nec, gratuitamente, il supporto necessario per dissodare gli intralci della nostra burocrazia, facilitando prima la ricognizione logistico-organizzativa, poi il rilascio dei permessi, infine il supporto all’investimento. Che Nec giudica fin da ora strategico nel suo piano di espansione europea, che punta a raccogliere dal business delle smart grid un miliardo di euro di fatturato al 2017, con una quota del 20% nel quadrante Emea (Europa, Medio Oriente e Africa).

IL DOPO FUKUSHIMA

Obiettivi ambiziosi. I giapponesi hanno ottime competenze, e questo non è un mistero. Ma hanno anche fretta. Il loro scenario di riferimento energetico sia cambiato. Il disastro nucleare di Fukushima ha praticamente dimezzato la produzione nucleare di un paese che con l’atomo copriva almeno un quarto del suo fabbisogno, ma la crisi ha messo in luce anche un altro dato strutturale finora poco noto e comunque sottovalutato. Il Giappone è energeticamente poco efficiente: la loro rete e fatta a "isole" di produzione e consumo non interconnesse, incapaci di compensare reciprocamente le necessità e gli scompensi. Insomma: il paese leader del nuovo ha un sistema elettrico decisamente obsoleto.

In questo scenario il gruppo Nec ha qualche gatta da pelare, ma anche molte opportunità. Paga la crisi degli ultimi anni dell'industria dell'elettronica, torna a chiudere il bilancio in rosso (anche se solo per una manciata di milioni di euro, tutt’altro che una tragedia per un colosso di tali dimensioni). E’ in ogni caso leader negli accumulatori, specie nel mercato dell'automobile grazie alla joint al 50% con Nissan. E vuole comunque darsi una nuova struttura globalizzata a livello planetario dei suoi apparati di ricerca e di produzione. Guarda, per nostra fortuna il mercato ma anche le competenze europee. Nelle telecomunicazioni ha scelto l'anno scorso la Spagna, piazzando a Madrid il suo centro di eccellenza. Nell’energia in prima fila ci siamo noi. Pronti a conferire i nostri pregi nelle smart grid e a godere dei loro primati tecnologici di oggi. «E di domani» puntualizza Endo. Quali?

LA “SMART CAR”

Arriveranno nuovi materiali «anche se gli ioni di litio verranno ulteriormente svilupparti» si limita a rispondere il capo di Nec citando gli studi prospettici: da qui al 2020 l’efficienza complessiva delle batterie potrebbe migliorare di tre volte, abbattendo i costi di installazione a 300 dollari a chilowattora.

Una società "a batteria"? Perché no. Tant’è che Endo sposa una delle previsioni più suggestive: l’automobile-accumulatore capace, una volta parcheggiata sotto casa o nel box, di reimmettere nella rete (forse non la grande rete nazionale ma più semplicemente quella domestica) l’energia accumulata e magari autoprodotta in movimento con le celle a combustibile. Sistemi che «in ogni caso modificheranno profondamente la rete elettrica attuale, pensata due secoli fa per svolgere un’unica funzione, accendere una lampadina a chilometri di distanza, per trasformarsi in qualcosa di concettualmente molto più simile al web 2.0 con una ragnatela diffusa di produttori-consumatori».

ENERGIA E TLC A NOZZE

Miracoli, appunto, della rete intelligente, della generazione distribuita, del matrimonio a quel punto indissolubile tra energia e telecomunicazioni.

L'Italia ha ottime carte da giocare, rimarca Endo. E’ davvero leader nella ricerca ma anche nelle applicazioni delle reti intelligenti, tant’è che in giro per il mondo la metà dei contatori elettronici, nucleo portante indispensabile di ogni applicazioni di recente di gente, sono italiani, di "matrice" Enel. qui in Italia ce l’hanno ormai tutti e da lì stanno nascendo nuove applicazioni, come le tariffe biorarie, nuovi metodi di interscambio dell'energia distribuita che per integrare sempre di più le rinnovabili non potrà fare a meno dei sistemi di accumulo, costituiti dai tradizionali bacini della elettrici con annessi pompaggi ma, sempre di più in futuro, da accumulatori elettronici sempre più sofisticati.

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